Sipario
Un viaggio alla ricerca del nostro infinito
Ciò che lo rende
straordinario è la maestria con cui la splendida Monica Guerritore ci conduce
in questo viaggio, verso un infinito (evocato proprio dall’omonima poesia) che
è la vita(cont). È un invito a buttarsi a capo fitto nelle esperienze, a non
rimanere ancorati alle proprie cose, ma scoprire anche quei mondi che non esistono
e che vivono solo nella propria fantasia. Come Elisa di Menzogna e Sortilegio,
come Madame Bovary, dobbiamo avere il coraggio o forse la pazzia di andare
oltre la realtà.
Il nucleo centrale dello spettacolo è
sicuramente la Divina Commedia. Il famoso incipit della prima delle tre
cantiche “Nel mezzo del cammin di nostra vita”, accompagnato da
potenti musiche suggestive, ci introduce nel clima dantesco. Successivamente la
Guerritore con delicatezza ed immensa poesia ci racconta l’incontro con Virgilio,
il primo con Beatrice (canto II) e quello con Paolo e Francesca (canto V),
dialogando tra sé e la sua ombra proiettata nel muro. Per il conte Ugolino
avviene una vera e propria trasformazione: per un attimo ci dimentichiamo la
calda voce che abbiamo ascoltato finora e vediamo in scena un corpo bestiale e
macabro.
Teatro. it
Il racconto di una vertigine
La vera magia però è stata quella dell’atmosfera
che si è respirata il giorno dell’inaugurazione della stagione. Una discesa
negli abissi insondabili dell’animo umano per poi salire, grazie alla cultura e
all’immaginazione, alla vetta e da lì guardare lontano, al passato e al futuro,
un po’ come i nani sulle spalle dei giganti secondo una celebre citazione.(
cont.) Si parte da Dante, appunto, da quell’Inferno che è già di per sé un
percorso dal buio dell’ignoranza alla luce della conoscenza (uno degli scopi
precipui del teatro, come dimostrato dalla stagione de “i Teatri di
Sanseverino”). La figura di Beatrice si confronta con quella di Francesca, la
forza di un amore mitico e granitico giunge capillarmente a tutti gli
spettatori con emozioni di indicibile forza che hanno saputo commuovere molti.
Il corpo dell’attrice si piega a terra, si rialza, si plasma come un
crocifisso, si tende come un arco pronto a scoccare la freccia
ANTONIO CALABRÒ-Martedì, 10 Novembre
2015
LA GUERRITORE SBANCA IL CILEA
Monica Guerritore si allea
con la letteratura e sbanca il Cilea, decretando il successo del Festival dei
Miti Contemporanei in un tripudio di applausi.
Il suo spettacolo “Dall’Inferno all’Infinito” è
un grande omaggio alla parola scritta che nei secoli ha segnato il discrimine
tra uomo e bestia; un viaggio di stampo alchemico del quale l’attrice,
rivestita dell’Aura di un carisma sempre più forte, si fa al tempo stesso
interprete e materia da plasmare ;(cont.) la Pietra Filosofale che sceglie per
mutare è la grande letteratura, da Dante a Flaubert, da Hugo a Leopardi.
Alchimia del dolore; scena spoglia e luce appena
bastante, la Guerritore doma il palcoscenico con la sua semplice presenza, con
la sua voce mutevole, con il ritmo a tratti forsennato di una recitazione
coinvolta. Il suo personale inferno trova l’Alighieri in soccorso, le sue
belve-guardiane diventano l’archetipo assoluto di un limite e la scusa per
strappare la paura, per balzare sospesa sul vuoto, affrontando il male con però
accanto la salvifica essenza della poesia.
La sua recitazione trascende le parole. Diventa
animalesca e senza tempo. Assume suono di belva ferita e sospiro di amante
schiacciata dall’amore; diventa, nel proseguimento dei brani letterari, magma
infuocato scevro di ragione e di psiche; trasforma il metallo vile in oro,
ingorda di comprensione oltre ogni limite umano, oltre quella Siepe dannata e
beata che il Giovane Favoloso pone tra noi e l’Ultimo Guardo; affianca Paolo e
Francesca e cede alla commozione, scrive con Pasolini a tutte le madri, diventa
Paul Valery e poi Ugolino. Addenta la sua ricerca, sfianca la comprensione
umana, prende le ferite e le allarga come in preda ad una volontà sciamanica
d’infinito.
Non c’è quiete, né promessa di vita eterna; non
ci sono metalli preziosi al termine del processo alchemico che, come tutti i
processi alchemici, partono dall’inferno, dalla A Nera di Rimbaudiana memoria,
attraversano gli stadi della trasmutazione e solo se colpiti dalla violenza
sovrumana dell’appartenenza definitiva, dell’amore infuocato e doloroso,
giungono a compimento.
Il suo compimento è il balzo della libertà. Il
salto verso un cielo che smette d’essere cupola di vetro e diventa essenza
stessa del divenire; Monica Guerritore smette d’essere persona e diventa
poesia. Senza luci, senza costumi, senza voce impostata da fine dicitore.
Le basta “recitarsi”, spegnere l’ego, per
tramutarsi nell’essenza leggiadra di versi e scritti. Non declama, non finge,
non inganna : è lei, una grande artista che plasma l’invisibile, e che reclama,
per tutti, un infinito rassicurante, sapendo però che alla fine tutto ciò che
resterà, fragile ma sfavillante come l’oro filosofale, sarà il ricordo che
lascerà.
E sarà un gran ricordo.
Il Festival dei Miti Contemporanei si conclude
con questa eccezionale interprete, culminando nel suo percorso durato cinque
giorni in giro per la Provincia di Reggio Calabria.
“Li spingemmo oltre il bordo. E volarono …” ( G.
Apollinaire)
La Cronaca di Piacenza – Anastasia Aradelli
Monica Guerritore apre la Stagione del Teatro
Verdi di Castelsangiovanni: “Dall’Inferno all’Infinito” regala una performance
memorabile, di un’intensità straordinaria.( cont.) La voce roca, dal timbro
caldo e inconfondibile, trascina lo spettatore nelle parole scritte dai grandi.
La forza della parola, dei sussurrati che concentrano l’attenzione a fior di
labbra, portano in scena autori della letteratura italiana in una nuova veste,
depurata dagli schermi dell’interpretazione didattica e convenzionale. Come lei
stessa ha dichiarato, parlando di questo spettacolo: <<Nella mia
intenzione, il desiderio forte di sradicare parole, testi, versi altissimi
dalla loro collocazione “conosciuta”, per restituirgli un “senso” originario e
potente>>. E lo spettatore si ritrova travolto dalle parole, come
imprigionato dall’incantesimo che solo la Guerritore riesce a creare con la sua
voce, con le sue movenze streganti. Nella perfetta armonia tra suoni e parole,
sussurri e sospiri, frasi concitate, la molteplicità dei gesti riesce a
restituire emozioni contrastanti.